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BANKSY EXPERIENCE

Immagine del redattore: PsyCosePsyCose

Aggiornamento: 28 ott 2020

Banksy: un nome, una leggenda.

Uno degli artisti contemporanei più famosi al mondo, eppure nessuno di noi sa davvero chi è.

Una scelta, quella dell’anonimato, forse di marketing ma anche dovuta, dato che la sua arte, seppur dal valore milionario, non è legale.

Il posto dell’arte è fuori, tra la gente, dove può diventare un servizio pubblico, accendere un dibattito, dare voce alle preoccupazioni, forgiare identità. Non preferiremmo vivere in un mondo fatto di arte, invece che semplicemente decorato dall’arte? Questa la concezione che ha dell’arte, questa la sua vocazione. Il motivo per cui la sua arte deve restare tra le strade, fruibile a tutti coloro cui è rivolta. Banksy è un artista socialmente e politicamente impegnato, le sue opere sono piene di significato e nascondono spesso importanti messaggi sociali. Le sue opere nascono per essere ad alto impatto sociale!


Oggi, la sua fama è tale da riuscire letteralmente a smuovere le masse.

Un esempio è dato dall’esperienza di New York, nell’ottobre del 2013.

In quell’occasione, Banksy ha realizzato ogni giorno, per un mese, una nuova opera o installazione artistica, postando su Instagram degli indizi, così da permettere ai suoi followers di trovarla, tra le strade della città.

L’influenza che Banksy ha avuto sulle persone è stata immensa. Una vera e propria caccia al tesoro che ha provocato 30 giorni di trambusto nella città di New York. Per un mese intero i Newyorkesi sono rimasti incollati al profilo Instagram dell’artista, aspettando giornalmente nuovi indizi, foto, video e audioguide, così da poter rintracciare per primi le nuove opere! Una corsa contro il tempo, arrivare più rapidamente possibile così da poter scattare immediatamente una fotografia, prima che il luogo venisse preso d’assalto, prima che l’opera venisse vandalizzata o ricoperta per ordine delle autorità.


La “Banksy Experience” di New York sembra essere un vero e proprio esperimento sociale.

Banksy ha mosso le fila del gioco come un burattinaio, spostando i partecipanti da una parte all’altra della città, come pedine di un grandissimo gioco dell’oca.


Il suo stile comunicativo è stato vincente: attraverso un linguaggio comune, quello dei social network, e accessibile a tutti ha sicuramente fatto la differenza. Coerente con la sua vocazione di distribuire l’arte tra le persone, ancora una volta si è inserito in mezzo alla gente, parlandogli in prima persona.

Un approccio, il suo, che può ricordare gli stili di propaganda fondati sul mostrarsi persone comuni, utilizzando un linguaggio confidenziale e in linea con il proprio pubblico.


Inoltre, lo stratagemma della caccia al tesoro, rispecchia i principi della Gamification.

Banksy ha infatti organizzato una mostra a cielo aperto, coinvolgendo attivamente gli spettatori in un gioco interattivo che ne ha stabilito il successo! Il divertimento dato dal gioco e dalla competizione, ha garantito la partecipazione attiva delle persone, modificandone i comportamenti. Galleristi e studenti delle migliori Università d’arte, ad esempio, si sono ritrovati a passeggiare per le strade del Bronx, solo perché lui li aveva portati lì. D’altra parte, sui partecipanti, si è verificato una sorta di effetto gregge, che ha portato le persone a intraprendere la sfida lanciata dall’artista anche perché “tutti gli altri lo stanno facendo, quindi anche io voglio farlo”.

Ma “l’effetto Banksy” non si ferma qui. Il coinvolgimento dell’osservatore non si limitava al trovare l’opera ma anche all’interagire con l’opera stessa! Tra graffiti a sfondo politico e palloncini che aspettavano solo di essere “tenuti” da qualcuno, gli osservatori hanno partecipato in tantissimi modi diversi.


Una delle installazioni, ad esempio, consisteva nell’allestimento di un banchetto per la vendita di alcune tele, che nessuno sapeva fossero originali, per circa 60$ l’una. Le vendite sono state pochissime. Il giorno dopo Banksy ne rivendicò l’autenticità e il valore di quelle poche tele vendute salì vertiginosamente a circa 250.000$! Un altro piccolo esperimento nell’esperimento.

Su un diverso livello, è stata invece la partecipazione di molti writers del luogo che, infastiditi dalla presenza dell’artista, si sono dedicati alla vandalizzazione delle sue opere! Per tutta risposta, altri gruppi, stavolta di difensori dell’arte, arrivavano sul luogo del delitto armati di strumenti per ripristinare e restaurare l’opera!

Tra i partecipanti al gioco anche proprietari fortunati degli stabili scelti da Banksy. Alcuni di loro hanno subito protetto i graffiti con lastre di plexiglas, altri si sono prontamente adoperati per la rimozione, così da poter accettare l’offerta più alta!


Banksy è riuscito ad unire e dividere le masse. Le ha unite nella gioia di osservare le sue opere tra i quartieri più disparati di New York. Ha mescolato diverse individualità e le ha fatte stare insieme, infondendo un nuovo senso di comunità, alla riscoperta delle strade e delle persone che le abitano, utilizzando l’arte come strumento di condivisione e unione.


Ma è riuscito anche a creare attriti, scagliando i suoi sostenitori contro chi non lo voleva a casa propria. Contro chi ha vandalizzato e coperto i graffiti, contro chi ha speculato e venduto all’asta, contro le forze dell’ordine che avevano il compito di ristabilire l’equilibrio.


Nessuno è rimasto indietro nella “Banksy Experience”, sono emersi tutti i ruoli, protagonisti, antagonisti, eroi e antieroi.


Il risultato dell’esperimento è un quadro riassuntivo dell’essere umano e delle possibilità di comportamento e reazione agli eventi.

Non è forse questa la più grande opera d’arte che Banksy ha dipinto a New York?



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