Avete mai visto le vignette di “DSM-Disegni per la Salute Mentale”? Autrice delle vignette è Elena Bilotta, psicoterapeuta e illustratrice amatoriale che, con molta gioia, oggi ospitiamo in casa PsyCose, nella rubrica PsyCall To Artist!
Metà svedese e metà calabrese, Elena è appassionata di disegno sin da piccola. “L’arte, la comunicazione attraverso le immagini e la musica, sono sempre rimaste una mia passione”. Le sue scelte e le sue passioni la portano a frequentare la facoltà di Psicologia, poi un Dottorato di Ricerca e una Scuola di Specializzazione in Psicoterapia. Oggi ha un diploma in mindfulness ed è psicoterapeuta.
Qualche anno fa, scherzando con i colleghi sul posto di lavoro, Elena riprende in mano la matita, per tanti anni messa da parte, e ricomincia a disegnare. “Disegnavo delle loro caricature, o per prendere in giro me stessa, le mie caricature nel ruolo di mamma imperfetta. Ne ho disegnate talmente tante che i miei colleghi non mi sopportavano più. Ma ho continuato, finché un mio collega e amico, anch’egli appassionato di Arte, mi ha chiesto di fare delle vignette di accompagnamento a degli articoli divulgativi sulla salute psicologica. Da lì, piano piano, ho iniziato a dare libero sfogo a ciò che da tempo scalpitava: usare il disegno come strumento di normalizzazione e unione.”
Noi l’abbiamo conosciuta grazie alla sua pagina Instagram “DSM-Disegni per la Salute Mentale” nata durante il lockdown di Marzo 2020 che, come ci racconta Elena, ha lo scopo di “dare voce a un’intenzione di sostegno, normalizzazione, empatia, vicinanza, che secondo me è vitale”.
Così le abbiamo fatto una breve intervista, per farci raccontare qualcosa di più su di lei, sul suo lavoro e sui suoi progetti…
Cosa ti ha spinto, finalmente, a mostrarti sui social, rendendoti accessibile a tutti?
“Il bisogno di condivisione su un tema che mi sta a cuore e che testimonio ogni giorno nella mia pratica professionale.”
Qual è stata la spinta che, fino ad oggi, era mancata?
“Credo sia stata l’isolamento forzato vissuto a partire dal Marzo 2020. Ho percepito, come abbiamo potuto fare tutti, l’aumento della sofferenza psicologica e le conseguenze che l’isolamento forzato e la rinuncia a ciò che fino ad ora era “normale” potrebbe aver avuto nel tempo sulla Salute Mentale. I social network sono stati in quel periodo, ancora più di prima, oltre che un mezzo espressivo, un’ancora e una risorsa di connessione per chi ha vissuto confinato in casa in compagnia spesso solo del proprio disagio.”
Elena ci racconta che i suoi disegni nascono dall’Ascolto, l’ascolto del vissuto delle persone, quel “vissuto multi-sfaccettato di chi soffre, e che troppo spesso viene etichettato o giudicato in maniera semplicistica, da sé stessi e dal mondo”.
“Considero il mio lavoro di Psicoterapeuta un privilegio: entrare nella vita delle persone, ascoltare le loro fragilità e i loro punti di forza, accompagnarli nel loro processo di cura, è qualcosa di speciale. È difficile, doloroso, spesso spaventa, ma è di una profondità che raramente ho trovato in altri ambiti della vita.”
Credi che rielaborare a matita il racconto dei tuoi pazienti, ti sia utile nel ruolo da terapeuta?
“Molti pensano che il lavoro di noi psicoterapeuti si limiti a quell’ora settimanale che trascorriamo con il paziente. In verità ognuno di noi studia il caso che ha in cura, lo porta in supervisione, ne parla con i colleghi, lo approfondisce nei libri, rilegge gli appunti presi nel tempo per osservarne l’evoluzione… io oltre a questo ci disegno su, specialmente quando nell’ascolto e rielaborazione di alcuni vissuti ritrovo un aspetto che quasi automaticamente nella mia mente si trasforma in una metafora, alla quale poi do forma con la matita. Mi serve per entrare maggiormente in empatia col vissuto dell’altro, e, almeno spero, poter lavorare meglio.”
Tra le tematiche che affronti, ce sono alcune che ti stanno maggiormente a cuore e a cui ti dedichi di più?
“Prima fra tutte il senso di solitudine. Credo che sentirsi soli nella propria sofferenza aggravi la sofferenza stessa e faccia sentire la persona sbagliata e inaiutabile. Quando il senso di solitudine si attenua grazie alla normalizzazione e alla condivisione, allora la fiducia e l’aiutabilità aumentano, e quando queste variabili sono presenti, allora sollievo dal dolore e tollerabilità dello stesso, sono possibili.
Un altro tema che mi sta profondamente a cuore è quello della gentilezza. A mio avviso, lavorare per sensibilizzare alla gentilezza verso sé stessi e verso gli altri è fondamentale per abbattere lo stigma nei confronti della Salute Mentale. La gentilezza è un atto rivoluzionario… secondo me è uno degli aspetti più costruttivi e istruttivi della vita.”
Riguardo il fare informazione attraverso la modalità dell’illustrazione, Elena ci ha parlato delle campagne di sensibilizzazione e informazione a sostegno delle persone con disagio psichico, tipiche del mondo anglosassone, che l’hanno affascinata e da cui ha tratto ispirazione. Punto forte di questo tipo di iniziative è l’utilizzo di una comunicazione semplice che crea sostegno ed empatia collettiva: “Mi sono detta: se funziona con me, deve funzionare per forza.”
Credi che questo tipo di sensibilizzazione rappresenti un mezzo più efficace rispetto ai metodi classici?
“Credo che l’arte abbia il grande vantaggio della rapidità con la quale riesce a trasmettere un messaggio. Smuovere coscienze attraverso una sola immagine: questo secondo me ha dentro qualcosa di magico! Penso che l’uso dell’arte sia integrabile ma non debba sostituire altri metodi. Il disegno getta un seme… poi sta alla persona coltivarlo.”
Ci siamo rispecchiate molto nelle parole e nel pensiero di Elena, nelle passioni che muovono il suo cuore e orientano il suo lavoro.
La sensibilizzazione, la condivisione, la gentilezza come atto rivoluzionario, sono temi che ci stanno molto a cuore ai quali anche noi, nel nostro lavoro, diamo molto peso e rilevanza. Così come l’arte, fonte di ispirazione e di comunicazione importantissima. La testimonianza di Elena ci da una prova di come tutti questi elementi possano intersecarsi tra loro e creare qualcosa di bello!
Quindi prima di salutarla, le abbiamo chiesto quali fossero i suoi progetti futuri...
“Mi piacerebbe continuare a disegnare e riuscire attraverso i disegni a comunicare ciò che autenticamente penso: la Salute Mentale non è diversa dalla Salute Fisica. Ha bisogno di ottenere la stessa dignità.”
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