Nuovo ospite della rubrica “PsyCall To Artist” è Giovanni Licandro, in arte Glart.
Giovanni è un giovane designer e illustratore di origini siciliane, attualmente residente a Milano.
È stato il primo in assoluto a collaborare con PsyCose, in quanto creatore del nostro logo!
Qualche mese fa, quando ancora PsyCose era poco più che un’idea, lo abbiamo contattato, gli abbiamo raccontato il nostro progetto e gli abbiamo chiesto di racchiudere tutto in un logo.
Vi facciamo raccontare da lui com’è andata...
Dopo aver ascoltato la storia del vostro progetto, l’obiettivo mi è sembrato subito chiaro: creare un logo accattivante che strizzasse l’occhio agli appassionati di arte e a quelli di psicologia.
Il cervello è storicamente l’elemento più riconducibile alla psicologia e, nel mondo social soprattutto, siamo abituati a divorare migliaia di immagini al giorno, senza nemmeno prestare attenzione a ciò che vediamo. Il logo, dunque, doveva essere semplice da comprendere e con dei colori accesi, che richiamassero l’attenzione degli utenti. Da qui, la mia scelta di utilizzare lo stile giocoso e vivace di Keith Haring per veicolare il messaggio dell’arte nella psicologia.
Parliamo un po’ di te e delle tue illustrazioni.
Cosa rappresenta l’arte per te?
Mi è sempre piaciuto disegnare. Alle elementari scarabocchiavo sempre e la maestra mi chiamava alla lavagna per disegnare qualcosa che i miei compagni avrebbero dovuto ricopiare.
L’arte rappresenta, per me, la possibilità di comunicare emozioni che a parole non riuscirei ad esprimere.
È un linguaggio immediato. Mi piace la trasparenza dell’immagine rispetto alle parole, perché le parole possono essere fraintese mentre le immagini possono essere, al massimo, interpretate in modi diversi, che magari sono tutti giusti. Mi piace la molteplicità di messaggi che qualsiasi forma artistica può trasmettere.
Come mai hai scelto di specializzarti in grafica digitale?
Disegnare in digitale è molto più semplice anche per una questione di spazi e strumenti.
La tavoletta grafica e l’iPad, infatti, hanno sostituito quasi totalmente la carta e la matita. Preferisco usare i tasti CMD+Z che la gomma.
Tra le illustrazioni che hai fatto, a quale sei più legato?
Una grafica che mi piace molto e alla quale sono molto legato è “80’s”, dove ho combinato diversi elementi iconici degli anni ’80 in una sola immagine. Ha un significato molto importante perché mi ha consentito anche di vincere un premio consegnatomi dallo IED di Como e di vendere la mia opera all’asta. Una bella esperienza.
Quali le tematiche più ricorrenti nelle tue illustrazioni? Passo dal descrivere azioni quotidiane, come il farsi un tuffo al mare, o situazioni surrealistiche, come un francese che utilizza una baguette come tavola da surf.
Raffiguro anche tematiche più profonde e intime, ripercorrendo stati d’animo che ho vissuto, che vivo o che hanno vissuto persone a me vicine, spaziando dalla spensieratezza di una giovane innamorata, alla tristezza di chi si sente spaesato, in un particolare momento di vita.
Vogliamo chiederti ancora un’ultima cosa… Molto spesso, nelle tue grafiche, combini elementi e oggetti che non hanno niente in comune tra loro, integrandoli in contesti del tutto nuovi e dandogli una nuova vita, una nuova essenza. Come nascono le idee? Come trovi ispirazione?
Sono sempre alla ricerca d’ispirazione. Mi guardo molto intorno e a volte mi capita di pensare a frasi del tipo: “L’accendino sembra avere un becco”. È così che è nato, ad esempio, il mio “uccendino”.
Detto così sembra una cosa da pazzi ma dentro la mia testa ha senso, giuro. Un po’ come quando guardi le nuvole e ci vedi degli animali o degli oggetti.
Un primo approccio con questa modalità di lavoro è stato “Linee”, un esercizio che mi ha aiutato a vedere le cose in maniera diversa
Ho tracciato due linee curve intersecate tra loro e mi sono chiesto quante storie avrei potuto raccontare. Così sono nate 4 illustrazioni, dove le linee assumono significati diversi, trasformandosi, ad esempio, una volta in lineamenti di una coscia, un’altra nelle onde del mare.
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