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L’Io dove nasce l’arte

Immagine del redattore: PsyCosePsyCose

Aggiornamento: 28 ott 2020

“La coscienza è suddivisa in quattro quadranti: in alto a sinistra c'è quello che tu e gli altri sapete di te; in alto a destra c'è quello che sai di te, ma che nessun altro sa; in basso a sinistra c'è quello che gli altri sanno di te e che tu ignori e in basso a destra c'è quello che né tu né gli altri sapete. L'ispirazione viene da lì, gli impulsi vengono da lì, l'arte nasce lì.”

Queste le parole pronunciate dal fotografo Nicholas Nixon il quale, durante una video intervista per il MoMa di New York, descrive la coscienza tramite la finestra di Johari (Johari window), uno schema ben noto in psicologia. Si tratta di uno strumento (ideato negli anni ‘50 da Joseph Luft e Harry Ingham) utilizzato per descrivere e agire nel campo delle relazioni umane, della comunicazione e delle dinamiche di gruppo. La finestra di Johari è graficamente rappresentata da un quadrato che comprende quattro quadranti, quelli descritti da Nixon, anche se originariamente posizionati in ordine leggermente diverso. I quadranti della parte superiore (Io Pubblico e Io Cieco) rappresentano la parti di noi stessi che sono visibili agli altri, mentre quelli della parte inferiore (Io Nascosto e Io Ignoto) le aree che restano sconosciute.

Più nel dettaglio, nel quadrante in alto a sinistra, si trova l’Io Aperto o Pubblico, cioè tutto ciò che comunichiamo facilmente e che è noto sia a noi stessi che agli altri. Nel quadrante in alto a destra si trova l’Io Cieco o Punto Cieco, tutto ciò che gli altri vedono di noi e che noi non siamo in grado di vedere. Il quadrante in basso a sinistra rappresenta l’Io Occulto o Nascosto, il quale comprende tutto ciò che non vogliamo far sapere di noi stessi. Infine, l’ultimo quadrante in basso a destra, rappresenta l’Io Ignoto o Sconosciuto, tutto ciò che nè noi stessi nè gli altri conoscono nè riescono a vedere. E’ proprio qui che Nixon colloca la nascita dell’arte. In un primo momento sono stata colpita dal fatto che questo strumento, nato con lo scopo di comprendere i processi comunicativi, sia stato utilizzato per spiegare l'atto creativo. Riflettendoci, però, l'arte è comunicazione ed espressione di sé, la metafora scelta da Nixon sembra perfetta. Un'opera, che sia un dipinto, una fotografia o anche una canzone, ci dice qualcosa dell'artista e, sul piano interpretativo, riesce a parlarci anche di noi stessi.

Nixon attribuisce, poi, la nascita dell’arte al quadrante dell’ignoto. Da sempre l’arte è stata spiegata come frutto della coscienza, come impulso creativo, ad esempio, i pittori astrattisti consideravano l’arte come frutto della mente inconscia. Altri l’hanno descritta come una forza tanto forte che spesso si trasforma in frustrazione e che tante volte è stata associata alla follia. In questo caso l’ispirazione viene collocata nel luogo più sconosciuto della coscienza, descrivendo quindi l’arte come un impulso primordiale, ignoto all’artista stesso.

Inoltre, le quattro aree della finestra di Johari non vanno considerate come nettamente delimitate: la comunicazione e le relazioni interpersonali che agiscono all’interno dei quadranti creano dei flussi in continuo movimento che ridefiniscono continuamente la persona stessa. Ad esempio, se decido di comunicare qualcosa di me che non avevo mai voluto far sapere a nessuno, queste informazioni passano dal quadrante dell'Io Nascosto a quello dell'io Pubblico. Allo stesso modo, il fotografo sembra spiegare l’ispirazione, e la conseguente creazione artistica, come un processo che si muove tra i quadranti della finestra di Johari. Nasce incoscientemente e, man mano, acquista coscienza e prende forma, diventando prima visibile a sè stessi ma, probabilmente, difficile da comunicare e poi finalmente manifesta per sè e per gli altri.

Un esempio di questo processo creativo viene fornito dallo stesso Nixon, attraverso il progetto fotografico "The Brown Sisters", composto da una serie di quarantuno fotografie della moglie con le tre sorelle.


“La prima foto è stata scattata durante un fine settimana con i suoi parenti. [...] Non cominciai a fare sul serio fino all'anno successivo, l'anno in cui Laurie, la donna sulla destra, si è diplomata al college e in cui ho scattato la seconda foto, dicendo, per sfizio: "Facciamola nello stesso ordine". È stato quando mi sono trovato in mano due foto, scattate a distanza di un anno, che ho pensato fosse interessante continuare la serie. Ho scattato loro la stessa foto per quarantuno anni, usando la stessa macchina ogni anno, lo stesso formato 8x10 e la stessa disposizione.” Nicholas Nixon.



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