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Le illustrazioni oniriche di Dalila Amendola

Immagine del redattore: PsyCosePsyCose

Oggi, per la rubrica PsyCall To Artist, abbiamo il piacere di presentarvi Dalila Amendola, illustratrice e graphic designer di origini campane, metà salernitana e metà milanese.


Con un tratto delicato, Dalila raffigura spesso immagini dal carattere onirico, utilizzando colori tenui dai toni chiari, che ben si adattano alla raffigurazione di atmosfere sognanti, quasi surreali!

La dimensione del sogno è un tema che ha sempre affascinato l’essere umano, studiato e approfondito, per esempio, dalla psicoanalisi, ma anche raffigurato nella storia dell’arte, soprattutto nelle opere surrealiste. 

Iniziamo proprio da qui... perché scegli di raffigurare la dimensione onirica? Qual è il significato che dai al sogno?

La dimensione onirica ha sempre stuzzicato la mia curiosità; quando mi sveglio al mattino quasi sempre ricordo i miei sogni deliranti e rifletto molto sul loro ipotetico significato, su cosa si cela dietro tra paure, desideri e ricordi. Inoltre scelgo spesso di raffigurare questa dimensione perché mi rassicura, sento quasi di tornare bambina con la sensazione di essere a mio agio, senza preoccupazioni o altri mostri del mondo degli adulti. Ecco quindi il “sogno” funge da collante nei miei lavori che oscillano tra il mondo reale e non, un filo conduttore che si ripresenta anche nella mia vita quotidiana.


Nelle tue illustrazioni raffiguri spesso delle nuvole. Guardando i tuoi lavori, in veste di osservatore esterno, sembrano essere un filo di congiunzione per i diversi temi trattati, sfondo di volti di donne, corpi e oggetti che si muovono nello spazio. Cosa rappresentano le nuvole?

Le nuvole sono le cose passeggere della vita che vanno e vengono, sono il tempo che scorre, ma soprattutto sono la casualità delle cose, come quando inaspettatamente di accade qualcosa è così che vedo una nuvola, che appare in modo random dal nulla.


Molto ricorrente è anche la figura femminile. Ne raffiguri il volto di profilo, i corpi che volteggiano in aria, i corpi nudi... Quale messaggio vuoi esprimere?


Le varie raffigurazioni femminili presenti nei miei lavori, sono molto legate all’idea di una donna che dimostra la sua forza nelle sue scelte, nella sua indipendenza, nel saper rischiare, ma anche una donna che si ferma di fronte alle sue incertezze e riconosce le sue paure. I corpi nudi e spesso fluttuanti invece riguardano più il tema della femminilità vissuta senza timore, il volersi spogliare e scollarsi di dosso non solo i vestiti. Spesso scelgo di affrontare anche temi sociali o che viviamo nella nostra vita contemporanea. 

C’è una illustrazione di cui vuoi parlarci? Che ha un significato particolare o ti sta più a cuore?


Mi piacerebbe parlare dell’illustrazione intitolata “Mi tuffo. Dietro la porta” dato che è una delle mie ultime illustrazioni che sento più vicina in questo periodo della mia vita. Illustrazione nata dal concetto di non sapere cosa ci possa essere dietro una porta, di come l’ignoto possa influenzare le nostre scelte, come le paure possano frenarci o al contrario come proprio il senso e la voglia di scoperta ci spinge a “tuffarci” ad occhi chiusi, senza sapere cosa ci aspetta dopo, oltre. Ecco che le figure femminili per assurdo si lanciano da una maniglia di una porta, senza paura, sembrano leggere e spensierate, forse proprio perché non sanno dove andranno a finire. Forse perché hanno proprio voglia di lanciarsi nell’ignoto per spezzare la monotonia.


Come nasce in te l’idea per una illustrazione? C’è un artista (o più di uno) in particolare da cui trai ispirazione?

Mi ricollego alla prima domanda dell’intervista, e come ho già affermato il “sogno” è una parte fondamentale delle mie illustrazioni, spesso le idee nascono proprio da ciò che ricordo la mattina quando mi sveglio. Inoltre mi piace molto osservare ed essendo legata anche al mondo delle immagini e della fotografia traggo molto spunto anche da foto che scatto. Anche le parole la maggior parte delle volte mi suggeriscono delle idee, frasi sentite o giochi di parole innescano un qualcosa che mi fa associare spesso un concetto ad un’immagine da disegnare.  

Artisti che durante gli studi hanno influenzato molto il mio modo di raffigurare i soggetti sono sicuro alcuni surrealisti (sia nella pittura che nella fotografia) tra cui Salvador Dalì e Renè Magritte invece per i colori e i soggetti fluttuanti anche un po’ Marc Chagall.


L’intervista è quasi alla fine, prima di salutarci, vuoi raccontarci qualcosa sul tuo stile personale di disegno? Cosa rende le tue illustrazioni, seppur digitali, così vintage e artigianali

Per quanto riguarda il mio stile sono alla continua ricerca, mi piace molto sperimentare per rivoluzionarlo sempre. Ovviamente pur essendo in continua evoluzione qualcosa di simile rimane nel modo di raffigurare e di scegliere i temi, ad esempio il voler lasciare sempre naturalezza al lavoro senza creare quel senso di artificiosità e precisione tipica dei lavori digitali, che spesso rendono il tutto troppo “sofisticato”. Il senso di artigianalità delle mie illustrazioni sicuro deriva da un forte legame con il disegno analogico, senza l’uso della matita e la passione per le varie tipologie di carta non riuscirei a ricreare effetti simili in digitale.








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