Vi piace il giallo? Associato all’ottimismo e all’estroversione, il giallo è il colore simbolo della nostra nuova ospite, per la rubrica PsyCall To Artist!
Si tratta di Alessia Colafrancesco, in arte “okrae_”.
Nata a Roma 21 anni fa, ma residente da sempre a Latina, Alessia studia al Conservatorio e, contemporaneamente, frequenta l’Accademia Nazionale del Cinema a Bologna, dove studia postproduzione musicale.
“Ho 21 anni e spesso mi sento “una bambina nel mondo dei grandi”
ma anche “un’adulta in un mondo di bambini”.
Il contesto creativo e stimolante in cui è inserita e gli studi artistici, le aprono una finestra sul mondo dell’arte. Ma la sua storia “artistica” ha inizio molto tempo prima...
“Ho sempre disegnato, anche da bambina e da adolescente, eppure ho frequentato una normale scuola media e poi un istituto tecnico informatico.
Ho provato ad approcciarmi poi all’ingegneria informatica e all’informatica in ambito universitario ma, nonostante i risultati, non le sentivo “davvero mie”. Mi stavano strette.
L’arte è nata come sfogo, come esigenza.
Un po’ come i posti e le situazioni da cui la traggo. Per caso, per noia, per necessità.”
E così, un po’ “per caso, per noia, per necessità”, durante il primo lockdown, nasce anche okrae_: una pagina Instagram che si pone come un luogo sicuro per Alessia, ma anche per le persone che la seguono, in cui poter esprimere, rigorosamente in GIALLO, emozioni, sentimenti, ansie e paure!
“I disegni e le vignette di quel periodo nascevano dalla particolare esigenza di dare sfogo a tutte le emozioni represse anche (non solo) grazie al periodo di chiusura.”
Attraverso disegni e vignette, okrae_ affronta molti argomenti diversi: ansia, panico, episodi dissociativi, disturbo ossessivo compulsivo, disturbi alimentari e molto altro.
La pagina si pone, quindi, come un luogo di normalizzazione e sensibilizzazione. La sensibilità di Alessia rispetto a queste tematiche, però, è accompagnata e sostenuta da diverse collaborazioni con professionisti della salute mentale.
“Le varie collaborazioni con i professionisti della salute mentale sono “venute da sé”, è stato tutto un dare e avere. Io avevo bisogno di parlare, di condividere le mie difficoltà e il mio percorso di crescita, di dargli vita e forma. Loro probabilmente di immagini che in qualche modo fossero efficaci ma anche spunto di argomenti, “spiegoni” e via dicendo.
Poi sono nate anche tante amicizie e bei rapporti. Ho scoperto un mondo che non conoscevo davvero e sto imparando a dargli una forma, la mia.”
In queste ultime settimane, anche noi abbiamo avuto modo di conoscere meglio Alessia e il suo progetto. Siamo rimaste molto colpite dalla semplicità e, allo stesso tempo, dall’efficacia comunicativa delle sue illustrazioni, ma anche dalla mission che guida il suo lavoro. Così le abbiamo chiesto di rispondere a qualche domanda per farla conoscere anche a voi!
In che modo credi che il lavoro che fai con okrae_ possa essere utile e bello per te e per gli altri?
“A me è stato utile perché ho imparato che potevo essere me e “condividermi”, in pezzetti, anche nel pubblico: che le mie emozioni, le mie illustrazioni, ME, non erano una cosa da nascondere. È bello perché è uno spazio che assume varie forme, accoglie tante persone e tante storie anche diverse, però di base resta il mio spazio, il mio “safe place” sempre in costruzione.
Non credevo avrebbe potuto essere d’aiuto per altri… Mi sono resa conto di recente dell’impatto che ha avuto sul “mondo social”, nel mio piccolo, di quanto la mia “community” si sia stretta e legata alle mie confessioni e ai miei disegni, di quanto riescano a farle loro e quanto questo li aiuti a sentirsi meno sol*.
Mi arrivano ogni tanto messaggi tipo “mi leggi nella mente” o “grazie a te penso di essere un po' meno stran*”. Qualche giorno fa una persona mi ha scritto “mi fai sentire parte di qualcosa di bello, unita in un qualcosa di davvero coinvolgente e importante”
E ce ne sarebbero decine da citare. Non pensavo di poter “dare tanto” semplicemente essendo me. Da quando succede, penso sempre ad un amico che mi è stato vicino in un momento particolarmente difficile e che mi ripeteva spesso “il bene è una catena”.
Ecco, io spero di fare la mia parte qui.”
È importante per te instaurare una relazione con le persone che ti seguono?
“Tanto, tantissimo, ci tengo a fargli sapere che sono i benvenuti, che ogni like, ogni commento, ogni risposta io le vedo. Penso che senza di loro il profilo sarebbe decisamente più vuoto e meno interattivo.
Se l’arte parte da me è anche vero che è grazie a loro che gira.
Sono grata ad ognuno di loro, per questo spero possano sentirsi tutt* a casa.”
L’arte è un mezzo importante per l’espressione e la ricerca di sé…
Che tipo di sensazione dà riuscire ad esprimere un’emozione tramite l’arte? Trasformare emozioni e pensieri in illustrazioni ti aiuta a rielaborarli, ad entrare in contatto con i tuoi vissuti?
“Per me l’arte è arte, non sempre so bene come mi sento o cosa voglio rappresentare prima di rappresentarlo. A volte nasce prima l’emozione e poi l’immagine, a volte è l’immagine che mi riconduce all’emozione.
In generale, le illustrazioni mi aiutano a dare voce a quelle cose che non so bene come esprimere a parola, o a volte semplicemente riassumono un’emozione che necessiterebbe di pagine e pagine di descrizione.”
Come descriveresti il tuo processo creativo?
“Sono un pozzo creativo, e non sempre è un bene.
Da una parola mi vengono in mente 10, 15 collegamenti differenti. Quando invece illustro me e scene della mia vita, le immagini partono quasi sempre dal mio modo di parlare molto “figurato”
Es: “ma non riesco a fermarmi, è come se avessi la testa in un frullatore”
Oppure: “è come se fossi in una bolla, che mi allontana da tutto e allo stesso tempo mi disintegra”
Poi da lì escono le immagini: a volte vignette, a volte solo disegnini, ogni tanto divertenti e più leggeri.
“Pensieri pesanti come elefanti” è nata proprio da questa frase.
Dovessi riassumere okrae_ in tre parole, come la definiresti?
“Difficilissimo! Gialla, empatica, aperta”
A proposito del giallo… il colore è importantissimo nel campo dell’arte ma anche nel campo della psicologia: ogni colore, con le sue caratteristiche, indica e trasmette sensazioni ed emozioni diverse. Vuoi parlarci della scelta del giallo ocra?
“Se nella vita vivo per la razionalità, nell’arte è tutto di pancia.
Il giallo (il giallo ocra) è nato per caso, è lui che ha scelto me in un certo senso.
Mi piaceva il fatto che il giallo potesse avere così tante sfumature e che ognuna potesse rappresentare qualcosa di diverso.
Il giallo acceso comunica gioia, forza, vitalità, nei fiori va dalla gelosia all’amore spensierato, è il colore del sole e della “luminosità” per eccellenza.
In alcune tonalità mette di buon umore, in altre rilassa; ma in altre è simbolo di malessere, di malattia.
Si presta bene ai toni caldi e a quelli freddi, all’estate e all’inverno.
Mi è piaciuto, poi, il fatto che non fosse associabile ad un genere o sesso particolare, che venisse percepito solo come colore e favorisse quindi l’immedesimazione di tutt*.
Giallo perché è stato il primo colore che ho notato dopo un periodo di vita in bianco e nero, e perché mi ricorda Van Gogh e Klimt, i miei due artisti preferiti.
Mi dà la sensazione di sicurezza, di stabilità, di libertà della sabbia sotto i piedi quando cammini in riva al mare. Eppure, proprio lui, l’ocra, è anche il colore delle sabbie mobili.
Nel giallo ho visto tutto, il bello e il brutto, e alla fine è diventato punto cardine delle illustrazioni (tanto da dedicargli poi il nome della pagina).”
Ti va di raccontarci una o due delle tue vignette preferite?
“Se prima era difficile ora è impossibile. Tipo chiedere ai bambini “vuoi più bene a mamma o a papà?”
Direi:
Il cervello nel frullatore, anche chiamato “Autoritratto1” perché è l’immagine che meglio mi descrive in assoluto. “Avere il cervello che frulla sempre, non arrivare alla presa per staccarlo e sentirsi bloccati, o meglio, impotenti, il mondo fuori scorre e tu sei fermo ma giri, frulli talmente rapidamente da vedere tutto sfocato, quasi ipnotico, senza capire bene cosa succede né fuori né dentro”
Ipervigilansia, il disegno che ho fatto la prima volta che ho messo piede fuori casa per una “vera uscita” dopo il lockdown: un omino giallo pieno di telecamere pronto a captare qualsiasi segnale proveniente da quello strano e nuovo mondo. Un’ ipervigilanza eccessiva che provocava uno stato ansioso non indifferente.
E che, vi dirò, si ripresenta ad ogni cambio di zona (giallo, arancio, rosso). A certe cose è difficile abituarsi, specie quando sei legata al controllo e il mondo vive nell’incertezza e nei cambi all’ultimo minuto.
Rubinetto rotto, collegato all’hashtag #ilclubdelpiantino (post sentimentali tutti da piangere)
La vignetta sui tulipani per il world cancer day (4 febbraio), che ho disegnato davvero con il cuore e che grazie al supporto di @psiconcologia_ è diventata “l’inizio” di una raccolta fondi per l’AIRC. Un’esperienza davvero bellissima e che credo rimarrà incisa nel mio cuore per tantissimo tempo.”
Infine, prima di salutarci, vuoi raccontarci come è nata la primissima vignetta? Come nasce la rappresentazione del personaggio simbolo e protagonista di okrae? Come mai si presenta con sembianze quasi “aliene”?
Fun Fact: la primissima illustrazione non ha un personaggio giallo come protagonista.
Nella prima vignetta, datata Pasqua 2020, la protagonista sono io: frammentata, ingabbiata, a pezzi. Come un uccello rinchiuso che si sente morire, che sa che i colori ci sono ma non potrà più toccarli. Nel pieno mood delle festività in lockdown.
La prima vignetta dove appare l’omino giallo, okrae, è quella legata all’ansia, con polipo e tentacoli dappertutto. Erano vignette solo di sfogo, non avevano nomi né personaggi, quello è successo dopo.
Okrae si presenta con sembianze aliene perché è ma non è.
Può essere chiunque, oppure nessuno.
Posso essere io o chiunque altro.
Può essere solo un’emozione.
Ha un colore, a volte degli occhi, spesso un mezzo busto.
E questo gli, mi, ci basta per comunicare ciò che sentiamo o vogliamo.
Non è alieno, semplicemente…è ciò che è.
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