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Storytelling familiare: i collage di Martina

Aggiornamento: 21 set 2020

L’ospite di oggi, per la rubrica PsyCall To Artist, è la fotografa Martina Civardi! Classe ’92, in viaggio tra Milano e Firenze, Martina ha cominciato a scattare per passione fino a quando, dopo aver frequentato una scuola, ha trasformato l'arte nel suo mestiere.


Negli ultimi tempi, non potendosi dedicare alla fotografia per via del periodo storico che abbiamo attraversato, Martina ha trovato un nuovo modo di esprimersi cimentandosi nella creazione di collage, utilizzando le vecchie foto di famiglia e altri materiali di seconda mano!

Ed è proprio così che l’abbiamo conosciuta e siamo state subito rapite dai suoi lavori! La bellezza dei collage di Martina, rigorosamente analogici, risiede nel loro animo vintage, nella forza che hanno di raccontare una storia... Dal nostro punto di vista, abbiamo subito pensato all’utilizzo che può essere fatto delle vecchie fotografie nel campo della psicoterapia, queste possono essere un modo per rompere il ghiaccio, per evocare ricordi e per aprire le porte al racconto del paziente. Allo stesso modo, i collage di Martina, aprono le porte della nostra fantasia e ci fanno immaginare storie di persone e luoghi passati!

Così ci siamo messe in contatto con Martina e abbiamo avuto modo di conoscerla meglio e farci raccontare qualcosa in più. Com’è nata l’idea di iniziare questo progetto?

“Sinceramente non lo so, non c’è stato un vero e proprio inizio. Non era nemmeno una cosa a cui avevo mai pensato prima. Semplicemente ho iniziato e ne ho realizzato uno al giorno, venivano fuori uno dopo l’altro e mi piacevano. Ne finivo uno, lo chiudevo in una cartelletta e ne iniziavo subito un altro. C’era qualcosa che probabilmente doveva uscire e ho trovato questa valvola di sfogo. Al quinto collage mi sono resa conto che era un grosso ritratto di famiglia, un po' rivisitato, e da quel momento è iniziata la parte più intenzionale.”

Che significato attribuisci alla memoria e ai ricordi? “Credo che la memoria e i propri ricordi siano fondamentali per conoscersi meglio, per ricordarsi il cammino, per capire a che punto si è arrivati. Anche i ricordi di famiglia hanno, più o meno, questa stessa utilità: conoscere le proprie origini, sapere di quali storie e avventure siamo il frutto.

Sono cresciuta con mia madre che mi raccontava le vicende di famiglia, mi faceva sfogliare i diari dei bisnonni e mi raccontava chi c’era stato prima di lei, cosa aveva fatto e come aveva vissuto. Realizzando questi collage mi sembra di dare vita a queste storie, mi sembra di conoscere meglio chi ormai non c’è più ma ha lasciato una parte di sé. Non so, però, se i soggetti dei miei collage potendosi vedere si troverebbero a loro agio nel “mio racconto” perché oltre alle storie che mi hanno raccontato ci sono anche quelle che ho voglia di inventare.”


Dove trai l’ispirazione nel raccontare queste nuove storie? “L’idea spesso è immediata, salta fuori da sola mentre sfoglio un album di fotografie. Guardo una foto e so, bene o male, dove voglio portarla. Poi c’è la parte delle prove: accosto, taglio, sposto, cambio, provo materiali diversi finché non capisco di essere arrivata. Mi capita di sfogliare spesso gli stessi album, ed è curioso come foto viste e riviste, di punto in bianco, si rivelano con un’idea che prima non avevo notato.”

Le foto da te scelte ritraggono spesso bambini, come mai prediligi questi soggetti?

“Il soggetto di tutti i primi collage è mia nonna materna. Ho iniziato questa avventura usando esclusivamente le fotografie scattate da mio nonno e lui non aveva occhi che per lei.

Sono venuti a mancare entrambi e usare le foto del nonno che ritraevano la nonna mi sembrava un bel modo di ricordarli entrambi e di stare ancora in loro compagnia. Dopo un po', nonostante l’abbondanza, le foto iniziavano ad essere ripetitive, sopratutto a causa delle pose troppo plastiche. Ho iniziato così a guardarmi intorno e ad usare altre foto del nonno che ritraevano mia madre e mia zia da piccole.

Mi sono accorta di quanto fosse più “facile” creare con i bambini, forse per la loro naturale spontaneità. Spesso le pose erano "rubate", le facce erano buffe e le situazioni erano più particolari. Ecco perché ho realizzato molti collage con bambini, ma non diventeranno i miei unici soggetti.

Qual è il tuo lavoro preferito?

“Quasi sempre il lavoro preferito è l’ultimo che ho realizzato. Tra i più recenti. quelli che preferisco sono “Primo dramma d’amore” che ritrae i miei genitori da piccoli; e l’altro è “Calendario dell’avvento”.

Quest’ultimo vuole rappresentare un cammino. Le finestre chiuse sono le esperienze passate, quelle aperte sono le esperienze future, ancora da fare.

La bambina ha con sè un bagaglio molto più piccolo ma il sorriso di chi ha ancora tutto da fare.



L’uomo è, invece, un po' provato dal peso dei ricordi ma va avanti.


Un collage meno recente che però mi piace ancora molto è “Conserva in barattolo”. L’ho realizzato in pieno lockdown. Ero a casa dei miei genitori e mia madre in quel periodo non stava emotivamente molto bene. La bambina è lei e mi sono sentita “in dovere” di metterla in salvo, lontana dal mondo, protetta e in compagnia di qualcosa di bello.”








Quali altri materiali utilizzi? “Alle fotografie si aggiunge l'utilizzo di materie prime quasi tutte vecchie, di seconda mano, usate originariamente per altri scopi. Ho sempre avuto una passione per il taglia e incolla, il creare con le mani, il "piastricciare" ma anche una profonda passione per il vintage e per le cose vecchie e fatiscenti. Nei collage ho riunito tutti questi aspetti: la creazione e la matericità dei materiali, la passione per le foto e l'amore per il vecchio. Questo nuovo mondo, mai provato prima, si è rivelato davvero una bellissima scoperta.”

La nostra chiacchierata è giunta al termine ma, prima di salutarci, vorremmo porti un'ultima domanda... Cosa ti emoziona di più nel creare un collage?

“Sono abituata a realizzare progetti personali sia video che fotografici, so cosa si prova ad arrivare in fondo ad un’idea che avevo in testa, che mi ero immaginato tante volte. Con il collage invece il processo è diverso. Difficilmente mi siedo e dico “ora faccio questo collage”. Apro un album, sfoglio le foto e la corrente mi porta via.

Conoscete il caviardage? Si strappa una pagina a caso di un libro, si comincia a leggere e alcune parole ci colpiscono in modo particolare. a seconda del nostro stato d’animo del momento. Per me la creazione dei collage funziona esattamente allo stesso modo. Alle volte guardando un mio collage mi sorprendo pensando di averlo fatto io, è come se il collage fosse venuto fuori per forza e abbia solo usato le mie mani per crearsi.

Questa cosa mi emoziona, mi piace vedere fin dove mi può portare."

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