“Penso che ogni volta in cui creiamo qualcosa, un dipinto così come un film, si parta sempre con tante idee, ma è quasi sempre il nostro passato che le colora. E anche se si tratta di idee nuove, è sempre il passato che le colora”.
Queste le parole che aprono il percorso narrativo di David Lynch, che nel documentario “The Art Life” ci racconta la sua vita prima di diventare il regista che noi tutti oggi conosciamo e amiamo; sempre dedito all’arte ma, in questo caso, alla pittura.
Già da subito ci rendiamo conto che quello che stiamo guardando non è un semplice documentario ma è Lynch, in tutto il suo modus operandi e il suo genio creativo e unico.
David Lynch non è di certo una persona ordinaria: da lui ci aspettiamo un’infanzia tormentata, una famiglia sopra le righe, una vita piena di intrecci e confusione. E invece no, ci racconta un’infanzia praticamente perfetta, una madre devota e affettuosa, un padre lavoratore che però trova sempre il tempo per i figli. Una famiglia unita, per un bambino che da subito dimostra di essere speciale, un creativo, con un talento innato immediatamente percepito dalla mamma.
L’adolescenza sicuramente più movimentata, lo porta alla scelta della sua strada. L’arte.
Da questo momento in poi, Lynch ci racconta il percorso che dalla pittura lo ha portato fino alla visione che lui sintetizza nelle parole “a mooving painting”, quindi, alla fine, alla regia.
Il racconto della sua vita, sin dai ricordi della sua infanzia, è accompagnato dalla visione delle sue opere d’arte: questa scelta, oltre a permetterci di ammirare le sue sorprendenti opere, guida lo spettatore nel percorso. Spesso, infatti, vengono raccontati degli episodi che Lynch ha poi rielaborato su tela, questi episodi servono a farci capire come, quello stralcio di vita, abbia influenzato la sua creatività. Non vengono forniti ulteriori dettagli né spiegazioni, non servono nemmeno! Ciò che dobbiamo sapere è l’impatto che certi episodi hanno avuto sulla sua creazione e crescita artistica, è questo che li rende importanti.
Un esempio è dato da un ricordo d’infanzia, un ricordo che rappresenta un primo punto di rottura in quell’infanzia da manuale. Lynch racconta che un giorno, mentre giocava con il fratello, nelle prime ore della sera, comparve davanti a loro una donna nuda, ferita e sporca di sangue. Era evidente che le fosse successo qualcosa. Questo evento disturbò il piccolo Lynch che, per la prima volta, vide una donna diversa da quelle che aveva conosciuto, una donna inquietante. Una rappresentazione che lo scosse e che, forse, ha influenzato la percezione, la fantasia e le creazioni future dell’artista.
...Il racconto prosegue, Lynch, ormai giovane uomo, si trasferisce a Philadelphia e qui incontra le persone più disparate, persone uniche e particolari che riescono a colpirlo per i loro strani comportamenti. Gli esempi da lui riportati (divenuti soggetti dei suoi dipinti) erano tutte donne, anche in questo grottesche e inquietanti!
Percorrendo gli ultimi passi che lo portano alla regia, arriviamo fino al 1967, anno in cui cominciò a produrre i primi “Mooving painting”.
Tra questi “The Alphabet” (1968) è un cortometraggio surrealista che critica le metodologie classiche di educazione scolastica. The Alphabet è un incubo, l’ambientazione è tetra e spaventosa. Protagonista del corto è una bambina (interpretata dalla moglie) angosciata e angosciante.
Anche se il documentario non parla del Lynch regista, ci permette di ricostruire, almeno in parte, l’origine di alcuni elementi tipici dei suoi film, attraverso il racconto del suo passato che, come lui stesso diceva “colora le idee, anche quelle nuove”.
Le figure femminili, per esempio, sembrano richiamare il ricordo della donna nuda dell’infanzia e il suo mistero, oppure le donne bizzarre di Philadelphia. Donne affascinanti che spesso abbiamo conosciuto nei suoi film, ma anche conturbanti, minacciose, ambigue e tenebrose.
Per i fan che hanno seguito la serie TV Twin Peaks, per chi ha scoperto chi ha ucciso Laura Palmer ed è rimasto sospeso per 25 lunghi anni, in attesa della famosa terza stagione, guardare oggi i primi cortometraggi di Lynch può far riflettere su quanto questo suo ultimo lavoro (2017) rappresenti un po’ un ritorno alle origini, “il puro David Lynch”.
Le ambientazioni, l’inquietudine, il bianco e nero, il surrealismo, le donne disturbanti... ritroviamo tutto ciò che, in forma più grezza, aveva caratterizzato le sue prime produzioni.
Era il 1967 quando David Lynch realizzò il suo primo cortometraggio cinematografico. Era il 2017 quando produsse le ultime puntate della serie di Twin Peaks e, dopo 50 anni esatti di carriera, sembra che Lynch abbia davvero chiuso un cerchio.
Nel 2017, Lynch ha annunciato il suo ritiro dal mondo del cinema.
Dal 2017, tutti noi speriamo di vederlo tornare.
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